Rientro al lavoro dopo maternità, un passo importante che impensierisce tantissime neomamme. Le paure sono le più svariate: dal sentirsi giudicata dalla società al distacco sofferente con il bambino, dal senso di inadeguatezza all’assenza nella routine del nuovo arrivato.
Nel periodo successivo al congedo di maternità, riprendere le attività lavorative, quindi, si rivela come una fase molto delicata nella vita della mamma. Altresì, per il piccolo appena nato. Ma come affrontare questa delicata fase di rientro a lavoro dopo maternità? Come rassicurare il piccolo e quali sono le leggi che disciplinano questa fase così delicata? Scopriamo con 360 Forma in questo nuovo articolo dedicato al mondo del lavoro.
Agevolazioni D.L. 151/2001 per chi rientra a lavoro dopo la maternità
Regolarmente aggiornato per agevolare le neomamme, il decreto che tutela la maternità è il D.L. 151 del 2001. Grazie a tal decreto, sono previste una serie di agevolazioni per rendere il rientro a lavoro più tranquillo. Oltre, infatti, al divieto di licenziamento fino ad un anno di età del bambino, il D.L. garantisce anche dei periodi di congedo se necessari per la salute del neonato. In più, è possibile usufruire di alcune ore al giorno dedicate all’allattamento del bebè, che possono essere distribuite in:
- 1 ogni 6 ore.
- 2 volte al giorno durante il turno lavorativo.
Se nell’azienda è presente un asilo nido, si può lasciar accudire a loro il neonato, con permesso di allattarlo un’ora al giorno. Dopo il parto, sono previsti 5 mesi di congedo, estendibili fino a 10 se il genitore è single. Inoltre, possono essere richiesti dai 3 ai 5 giorni di malattia l’anno se il bimbo ha fra i 3 e gli 8 anni di vita.
Rientro al lavoro dopo maternità, organizza la routine
Le possibilità offerte dalla normativa, per avere una sicurezza in più riguardo il nostro lavoro, sono tante. Ora, però, concentriamoci anche sul benessere psicologico della neomamma. Accudire un neonato non è semplice: cambia il proprio modo di vedere la routine quotidiana e aggiunge tantissime variabili imprevedibili.
Prima di tutto, non bisogna pensare di essere onnipotenti: l’energia prima o poi finisce ed una mamma stanca e triste non rende il proprio bimbo sorridente. Il trucco, infondo, è nel chiedere una mano a chi ci sta vicino: partner, nonni, parenti. Non si è instancabili e il bimbo gioverà di presenze esterne che possano allargare i confini delle sue conoscenze.
Nel momento in cui si è pronti a tornare a pieno regime a lavoro, conviene pensare bene a chi affidare il bimbo durante i momenti di assenza materni. Se scegliamo una babysitter, la persona designata dovrà introdursi gradualmente nella sfera familiare del bambino, in presenza della mamma. Il piccolo, infatti, dovrà comprendere che la mamma, anche se assente fisicamente, sarà sempre presente nella sua vita. Mamma, dedicati un’ora al giorno per te stessa: una passeggiata con le amiche, un momento di relax solo per te, uno stacco dalla routine.
Le tue esigenze non devono essere vissute come un senso di colpa, ma come un modo per vivere al meglio un rapporto che durerà per tutta la vita. Un momento felice, che evolve assieme a te, senza dimenticarsi che anche tu hai i tuoi bisogni.
In questo periodo graduale di distacco, il bimbo esplorerà i confini del proprio mondo, andrà oltre a ciò che ha conosciuto solo tra le braccia della mamma, che sarà comunque consapevole di ogni progresso. Basterà tenersi aggiornati tramite la babysitter/nonni o, da più grande, con le parole del piccino che aspetta a casa la propria mamma. Il ruolo di madre deve accostarsi anche all’identità di donna che ci si è costruiti negli anni, tramite esperienze e lavoro. Ciò non esclude nessuna sfaccettatura della propria vita.
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