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La figura del DPO tra obblighi, requisiti e normative

la figura del DPO
360Forma
14 Luglio 2025

Oggi tutti parlano di DPO, ma perché?

Da qualche anno a questa parte, la privacy non è più un tema solo “da addetti ai lavori”. Il Data Protection Officer (DPO) – o Responsabile della Protezione dei Dati – è una figura oggi più che mai diventata indispensabile in moltissime organizzazioni, pubbliche e private.

A partire dall’entrata in vigore del Regolamento Europeo n. 2016/679 sulla Protezione dei Dati (GDPR), infatti, la gestione della privacy non è più solo una questione tecnica: è diventata una responsabilità giuridica e organizzativa.

La sua presenza è spesso obbligatoria per legge, ma anche quando non lo è, rappresenta un supporto strategico nella gestione dei dati e nella prevenzione delle violazioni.

Ma chi è davvero il DPO, cosa fa nella pratica e quando è obbligatorio nominarlo? Questo articolo risponde a tutte queste domande, approfondendo anche i requisiti richiesti, i vantaggi per chi sceglie di diventare DPO e i percorsi di certificazione più riconosciuti.

Chi è il DPO e perché è una figura centrale nella gestione della privacy

Il DPO è il professionista incaricato di vigilare sulla corretta gestione dei dati personali all’interno di un’organizzazione. Parliamo di tutti quei dati che le persone trasmettono ogni giorno, in modo più o meno consapevole, attraverso moduli online, sistemi informatici, canali social, e persino documenti cartacei.

Non è un mero consulente privacy: si tratta di una figura con funzioni specifiche, definita direttamente dal GDPR, che ha compiti precisi di controllo, supporto, mediazione e formazione, e un ruolo di garanzia.

Il DPO è di fatto incaricato di vigilare sull’applicazione delle norme sulla protezione dei dati, fungendo da punto di contatto tra l’organizzazione, gli interessati e l’Autorità Garante per la Privacy.

Oltre alla sorveglianza normativa, il DPO ha un ruolo attivo nella:

  • sensibilizzazione;
  • consulenza;
  • prevenzione;
  • formazione interna.

In altre parole, si occupa anche di promuovere una vera e propria cultura della protezione dei dati, rendendola parte integrante dei processi aziendali.

È quindi una figura ibrida e strategica, con competenze legali, organizzative e tecnologiche, capace di coniugare la conformità normativa con la gestione concreta dei processi.

Il suo compito è tutelare i dati delle persone, proteggere l’organizzazione da violazioni e sanzioni, ma anche accompagnare imprese e PA in un percorso consapevole di trasformazione culturale sulla privacy.

Cosa fa il DPO: compiti principali e funzioni operative

Il DPO ha la responsabilità di sorvegliare il corretto trattamento dei dati personali all’interno dell’organizzazione, sia essa pubblica o privata

Ma concretamente, i compiti del DPO sono descritti dall’articolo 39 del GDPR, che elenca una serie di funzioni fondamentali:

  1. Controllare che l’organizzazione rispetti il GDPR, le proprie politiche privacy e le misure di sicurezza previste;
  2. Informare e consigliare il Titolare e il Responsabile del trattamento sugli obblighi previsti dal Regolamento e dalle normative europee in materia di protezione dei dati;
  3. Fornire pareri e supporto nella valutazione d’impatto sulla protezione dei dati (DPIA) e gestione dei rischi;
  4. Collaborare con l’Autorità Garante per la Privacy, fungendo da punto di contatto in caso di verifiche o violazioni;
  5. Promuovere e sorvegliare la formazione e la sensibilizzazione del personale che partecipa al trattamento dei dati, assicurandosi che tutti gli operatori siano istruiti in modo adeguato.

Un aspetto sottovalutato dell’incarico del DPO è la formazione privacy. Come specificato dal GDPR (art. 39.1.b e 32.4), è suo compito garantire che chiunque abbia accesso ai dati sia formato in modo documentato e continuo, anche attraverso piani di formazione condivisi con il Titolare o il Responsabile del trattamento.

Le aziende e le Pubbliche Amministrazioni devono quindi predisporre percorsi formativi strutturati, tracciabili e verificabili, per non incorrere in sanzioni amministrative in caso di controlli.

Oltre a questi obblighi operativi, il DPO ha un ruolo più ampio di consulente, controllore e promotore culturale. È chiamato a lavorare in autonomia, ma in costante collaborazione con tutte le aree aziendali, garantendo un approccio trasversale alla protezione dei dati.

Proprio per questo, è richiesta una solida competenza normativa, ma anche capacità di analisi dei processi, gestione dei rischi e comunicazione interna.

Obbligo DPO: quando è necessario

Con l’entrata in vigore del Regolamento UE 2016/679 (GDPR) il 25 maggio 2018, molte aziende e pubbliche amministrazioni hanno dovuto riorganizzare il proprio organigramma in materia di privacy, prevedendo formalmente l’inserimento della figura del DPO nei casi stabiliti dalla normativa.

L’obbligo di nomina del DPO non riguarda tutte le aziende, ma riguarda situazioni specifiche, elencate chiaramente nel GDPR.

Il DPO è obbligatorio quando:

  • Il trattamento dei dati è svolto da un’autorità o un organismo pubblico;
  • Le attività principali dell’ente comportano un monitoraggio regolare e sistematico degli interessati su larga scala;
  • Vengono trattate categorie particolari di dati sensibili, come dati sanitari, biometrici, giudiziari o relativi a condanne penali, sempre su larga scala.

In tutti questi casi, la nomina del DPO è obbligatoria e deve essere formalmente comunicata al Garante per la Protezione dei Dati Personali.

L’obbligo riguarda numerosi settori: pubbliche amministrazioni, ospedali, aziende sanitarie, istituti scolastici, banche, assicurazioni, società di telecomunicazioni, ma anche studi tecnici o professionali che gestiscono dati particolarmente delicati.

Anche quando non esiste un obbligo, la designazione di questa figura è comunque fortemente consigliata, soprattutto in organizzazioni che trattano grandi quantità di dati o che desiderano strutturare una governance solida e conforme.

La scelta può ricadere su un DPO interno o esterno all’organizzazione, a seconda delle dimensioni aziendali e della disponibilità di competenze specialistiche.

Da chi viene designato il DPO e come avviene l’incarico

Il DPO viene designato formalmente dal titolare o dal responsabile del trattamento dei dati, scegliendolo tra figure competenti e indipendenti, ma deve sempre operare in piena indipendenza, senza ricevere istruzioni sui compiti da svolgere.

Il suo incarico può essere interno (dipendente dell’ente) oppure esterno (libero professionista o società di consulenza):

  • Un DPO interno è un dipendente appositamente formato
  • Un DPO esterno è un professionista o una società specializzata che opera in outsourcing

La scelta tra una figura interna e una consulenza dpo esterna va valutata in base a competenze, risorse disponibili e necessità di imparzialità.

Requisiti del DPO: competenze richieste e linee guida

Il GDPR non impone una qualifica o un titolo di studio specifico per ricoprire il ruolo di Data Protection Officer, ma stabilisce in modo chiaro i requisiti del DPO, legati a competenze, esperienza e aggiornamento continuo.

Tra le competenze richieste rientrano:

  • Conoscenza approfondita del GDPR e della normativa privacy, sia nazionale che europea;
  • Esperienza nella gestione dei dati personali e nella sicurezza informatica;
  • Capacità di comunicare in modo efficace con enti pubblici e privati;
  • Competenze giuridiche e organizzative, con particolare attenzione alla governance dei dati;
  • Attitudine a lavorare in autonomia e a gestire conflitti di interesse, mantenendo indipendenza di giudizio.

Le linee guida sul DPO pubblicate inizialmente dal Gruppo Articolo 29 (oggi EDPB – Comitato europeo per la protezione dei dati) ribadiscono che la formazione per questa figura deve essere continua, strutturata e multidisciplinare, con aggiornamenti costanti su aspetti legali, tecnici e operativi.

Per questo, frequentare corsi qualificati e di alta qualità e ottenere certificazioni DPO riconosciute è essenziale non solo per rafforzare il proprio profilo professionale, ma anche per garantire all’organizzazione un livello adeguato di competenza e conformità normativa.

Quanto guadagna un DPO? Ruolo e retribuzione nel 2025

Le retribuzioni in Italia variano in base a diversi fattori, tra cui l’esperienza, il settore in cui opera, la complessità del trattamento dei dati e la natura dell’incarico (interno o esterno).

  • Un DPO interno può percepire uno stipendio medio che oscilla tra i 40.000 e i 50.000 euro lordi annui, con punte più alte per chi lavora in contesti strutturati o ad alta intensità normativa;
  • Un consulente DPO esterno, invece, può arrivare a guadagnare anche a 100-150 euro all’ora, soprattutto in settori ad alto rischio come sanità, pubblica amministrazione, finanza o ICT.

Il crescente bisogno di competenze sulla protezione dei dati, unito al rafforzamento delle sanzioni previste dal GDPR, fa sì che la domanda di DPO qualificati sia in costante crescita, anche in ambiti come gli studi tecnici o professionali. Una tendenza destinata a consolidarsi nel corso del 2025.

Formazione obbligatoria sul GDPR e consulenza per lo studio tecnico

In settori come l’ingegneria, l’architettura o la progettazione tecnica, il trattamento dei dati personali (clienti, fornitori, collaboratori) è quotidiano. Per questo, in alcuni contesti, come negli studi tecnici e professionali, è essenziale non solo designare un DPO, ma anche assicurarsi che il personale sia formato in modo adeguato sul GDPR.

La mancanza di formazione può comportare sanzioni e violazioni gravi.

360 Forma propone un corso di formazione sulla gestione della GDPR nello studio tecnico, pensato proprio per i professionisti del settore e aggiornato alle ultime disposizioni normative.

Come diventare DPO: percorsi formativi e certificazioni

Se vuoi diventare DPO, il primo passo è la formazione.Sebbene non esista un albo ufficiale, è fondamentale seguire corsi per DPO e percorsi formativi riconosciuti e costantemente aggiornati, in grado di fornire competenze normative, tecniche e organizzative.

Ottenere una certificazione DPO conforme agli standard internazionali permette non solo di attestare le competenze, ma anche accedere a un mercato professionale in forte crescita, dove la domanda di figure qualificate è in costante aumento.

Essere un DPO oggi significa molto più che conoscere il GDPR: significa promuovere una cultura della privacy all’interno dell’organizzazione, formare il personale che tratta i dati, saper comunicare con gli interessati e prevenire i rischi legati alla sicurezza informatica.

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