
La riforma del Codice degli Appalti era attesa da tempo. Con il Decreto Legislativo 36/2023, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 marzo 2023, l’Italia ha voltato pagina rispetto al precedente impianto normativo (D.Lgs. 50/2016).
Digitalizzazione, semplificazioni, nuovi principi di risultato e fiducia: ecco cosa cambia per imprese e stazioni appaltanti.
Il nuovo codice, entrato pienamente in vigore il 1° luglio 2023, si fonda su principi innovativi e introduce importanti cambiamenti per professionisti, imprese e pubbliche amministrazioni.
Vediamo cosa prevede il Codice Appalti 2023 e quali sono le sue principali novità.
Il nuovo Codice degli Appalti 2023: struttura, obiettivi e ambito di applicazione
Il D.Lgs. 36/2023, conosciuto come nuovo Codice dei contratti pubblici, è entrato in vigore il 1° aprile 2023, ma ha trovato piena applicazione dal 1° luglio 2023, data che ha segnato anche l’abrogazione del precedente D.Lgs. 50/2016. Per i procedimenti avviati prima di questa data, alcune disposizioni del vecchio Codice restano comunque temporaneamente in vigore.
La riforma risponde a un’esigenza chiara: semplificare e modernizzare il sistema degli appalti pubblici in Italia, rendendolo più:
- snello,
- efficiente,
- digitale.
Il nuovo Codice disciplina i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, con l’obiettivo di accelerare le procedure, aumentare la trasparenza e promuovere l’innovazione tecnologica.
Dopo anni di criticità legate al D.Lgs. 50/2016, il legislatore ha scelto di introdurre un impianto normativo rinnovato, ispirato a principi costituzionali, direttive europee e decreti di semplificazione.
I 3 principi ispiratori del D.Lgs. 36/2023
1.Principio del risultato
L’efficacia dell’amministrazione non si misura più solo dalla correttezza formale delle procedure, ma dalla capacità di concludere contratti utili, in tempi ragionevoli e con una qualità adeguata.
2.Principio della fiducia
Riconosce la professionalità di funzionari pubblici e operatori economici, promuovendo una gestione autonoma e responsabile, libera da logiche di sospetto.
3.Principio della digitalizzazione
La digitalizzazione attraversa tutto il ciclo dell’appalto: le stazioni appaltanti devono adottare piattaforme interoperabili (come il BIM per opere sopra 1 milione di euro), formare il personale e organizzarsi per una gestione pienamente digitale e trasparente.
Cosa è cambiato con il nuovo codice appalti? Le principali novità rispetto al 2016
Il Codice Appalti 2023 segna una svolta rispetto al D.Lgs. 50/2016, ponendo al centro il principio del risultato. Questo principio mira a garantire l’efficacia dell’azione amministrativa, sottolineando l’importanza di dare priorità alla realizzazione effettiva degli appalti pubblici piuttosto che al mero adempimento procedurale.
L’obiettivo è chiaro: realizzare opere utili, nei tempi previsti e con standard di qualità, semplificando i processi senza compromettere la trasparenza.
Tra le novità più rilevanti introdotte dal nuovo Codice:
- Digitalizzazione dell’intero ciclo di vita del contratto, con obbligo di uso di piattaforme interoperabili;
- BIM obbligatorio per lavori pubblici sopra 1 milione di euro;
- Procedure di affidamento semplificate;
- Nuovi criteri di qualificazione per le stazioni appaltanti;
- Ruolo rafforzato per il RUP (Responsabile Unico del Progetto);
- Abolizione del progetto definitivo e solo due livelli di progettazione;
- Ritorno dell’appalto integrato;
- Apertura al subappalto a cascata;
- Clausole di revisione prezzi obbligatorie;
Un quadro normativo più agile e orientato agli obiettivi, che mira a rendere gli appalti pubblici più efficaci, trasparenti e digitalizzati.
Nei prossimi paragrafi approfondiamo le principali innovazioni operative introdotte dal nuovo Codice.
Digitalizzazione e interoperabilità
Una delle innovazioni più incisive del Codice Appalti 2023 è la digitalizzazione integrale del ciclo di vita dell’appalto, dalla programmazione all’esecuzione. L’obiettivo è creare un ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale degli appalti pubblici, fondato su:
- Banca dati nazionale dei contratti pubblici;
- Fascicolo virtuale dell’operatore economico;
- Piattaforme certificate e interoperabili;
- Procedure automatizzate e standardizzate.
Le stazioni appaltanti devono adottare strumenti digitali avanzati e piattaforme digitali aperte e interoperabili per la gestione dei contratti pubblici.
Per i lavori oltre 1 milione di euro diventa obbligatorio il BIM (Building Information Modeling), un metodo digitale che consente la progettazione e gestione collaborativa dell’opera.
Per garantire l’adozione efficace delle nuove tecnologie, le stazioni appaltanti dovranno non solo dotarsi di tecnologie adeguate, ma anche formare il personale e predisporre misure organizzative specifiche.
Qualificazione delle stazioni appaltanti
Il nuovo Codice introduce criteri più rigorosi per la qualificazione delle stazioni appaltanti (come stabilito dall’art. 38 del Codice Appalti), con l’obiettivo di garantire maggiore competenza tecnica, capacità organizzativa e qualità nella gestione delle procedure.
I requisiti riguardano:
- Competenze tecniche e organizzative del personale;
- Utilizzo di piattaforme digitali certificate;
- Eventuale adesione a centrali di committenza qualificate.
Il comunicato ANAC del 27 maggio 2023 ha dettagliato le modalità per ottenere la qualificazione, distinguendo tra stazioni che gestiscono internamente le procedure e quelle che devono affidarsi a centrali di committenza qualificate.
Questa differenziazione comporta nuove responsabilità gestionali e un maggiore controllo sulla capacità operativa degli enti pubblici.
Il nuovo ruolo del RUP
Con il D.Lgs. 36/2023, il Responsabile Unico del Progetto (RUP) diventa una figura strategica, con compiti estesi lungo tutto il ciclo dell’appalto: dalla programmazione alla progettazione, fino all’affidamento e all’esecuzione.
L’Allegato I.2 del Codice definisce chiaramente requisiti e criteri di nomina, tra cui:
- Nomina diretta da parte della stazione appaltante o dell’ente concedente;
- Possibilità di selezione anche tra personale interno a tempo determinato.
Questo ampliamento delle competenze e l’esplicitazione dei criteri di nomina rendono il RUP un profilo chiave per la buona riuscita delle gare pubbliche, in linea con il principio di risultato introdotto dal nuovo Codice.
Gare d’appalto e procedure semplificate: come funzionano oggi
Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 36/2023, il sistema degli appalti pubblici è stato riorganizzato per semplificare le gare, ridurre i tempi e incentivare la partecipazione, soprattutto delle PMI, mantenendo però alti standard di trasparenza e concorrenza.
Tra le principali novità:
- Soglie più alte per l’affidamento diretto;
- Maggiore flessibilità nelle procedure negoziate senza bando;
- Digitalizzazione estesa a tutte le fasi del contratto.
Il risultato? Un sistema più agile, orientato al risultato e più accessibile anche per operatori economici con minore esperienza nella contrattualistica pubblica.
Tipologie di appalto: lavori, servizi, forniture
Il nuovo Codice mantiene la distinzione classica tra le tre principali categorie di contratti pubblici:
- Appalti di lavori: riguardano opere di costruzione, manutenzione, ristrutturazione o demolizione di infrastrutture e immobili pubblici;
- Appalti di servizi: sono relativi a prestazioni rese alla PA in cambio di un corrispettivo economico (es. trasporti, pulizie, supporto tecnico o gestionale);
- Appalti di forniture: prevedono la cessione, locazione o leasing di beni mobili (con o senza opzioni di acquisto), utili al funzionamento delle attività amministrative.
La scelta della tipologia dipende dalla natura del bisogno pubblico da soddisfare. Ogni appalto viene regolato da bandi pubblici che specificano le caratteristiche tecniche, le condizioni di esecuzione e i criteri di valutazione delle offerte.
Forme contrattuali
Oltre alla natura del contratto, è importante distinguere anche le forme di esecuzione.A seconda del metodo di determinazione del compenso, gli appalti si suddividono in:
- Appalto a corpo: il prezzo è fisso e invariabile, indipendentemente dalle quantità effettive di materiali o ore lavoro impiegate;
- Appalto a misura: il compenso varia in base alla quantità di lavoro svolto o materiale utilizzato;
- Appalto misto o in economia: usato in casi specifici (interventi urgenti o piccoli importi), prevede criteri flessibili di compensazione.
Questa classificazione influisce sulla gestione dell’esecuzione e sui meccanismi di controllo.
Procedure di affidamento: le nuove soglie operative
Il Codice 2023 ridefinisce le soglie per affidamenti diretti e procedure negoziate, distinguendo tra lavori, servizi e forniture.
Per i lavori pubblici:
- Affidamento diretto: fino a 150.000 euro;
- Procedura negoziata senza bando con consultazione di almeno 5 operatori: fino a 1 milione di euro;
- Procedura negoziata senza bando con consultazione di almeno 10 operatori: da 1 milione fino a 5,38 milioni di euro;
- Oltre i 5,38 milioni: obbligo di gara ad evidenza pubblica (anche senza motivazione specifica).
Per servizi e forniture:
- Affidamento diretto: fino a 140.000 euro;
- Procedura negoziata senza bando con almeno 5 operatori: per importi superiori, fino alla soglia comunitaria.
Queste soglie rendono il sistema più agile e inclusivo, aprendo nuove opportunità anche per le piccole e medie imprese e incentivando una sana competizione tra gli operatori economici
Gare telematiche e piattaforme digitali: obblighi e novità
Dal 2018 è in vigore l’obbligo di usare strumenti di comunicazione elettronica nelle gare d’appalto, ora rafforzato dal nuovo Codice (art. 40, in recepimento dell’art. 22 della Direttiva 2014/24/UE).
Non si tratta solo di invio via PEC o portali istituzionali, ma dell’utilizzo di piattaforme certificate per negoziazione, invio offerte e comunicazioni. Il Codice distingue:
- Piattaforme informatiche di negoziazione (art. 58), per eseguire tutte le fasi di gestione della gara online;
- Strumenti digitali per comunicazioni e invio offerte (art. 52), con garanzie su integrità, sicurezza e riservatezza.
Le stazioni appaltanti devono:
- Utilizzare piattaforme certificate o convenzionate con centrali di committenza qualificate;
- Garantire la riservatezza dei dati e sicurezza delle offerte;
- Adottare sistemi digitali idonei, anche in forma aggregata (es. Unioni di Comuni o CUC) (Unioni di Comuni, CUC, ecc.)
Questa evoluzione, tuttavia, non implica l’uso esclusivo dell’e-procurement, ma il formato digitale è obbligatorio per tutta la documentazione e la trasmissione dati.
Altre novità del Codice degli Appalti
Oltre ai principi generali e alle innovazioni in tema di digitalizzazione e qualificazione, il nuovo Codice ha introdotto ulteriori novità operative che incidono concretamente sulla gestione delle gare e dei contratti.
Subappalto a cascata
Il nuovo Codice consente, su decisione della stazione appaltante, il subappalto a cascata: un subappaltatore può affidare parte dei lavori a un altro operatore. Un cambiamento importante rispetto al divieto previsto dal D.Lgs. 50/2016.
Appalto integrato
Torna la possibilità di affidare congiuntamente la progettazione esecutiva e la realizzazione dell’opera, a partire da un progetto di fattibilità tecnico-economica già approvato. Una modalità che punta a semplificare tempi e responsabilità.
Clausole di revisione prezzi
Obbligatorie nei bandi, si attivano in caso di variazioni dei costi dell’opera, della fornitura o del servizio, superiori al 5%. In tal caso, l’80% della variazione deve essere rinegoziato, riferito alle prestazioni principali.
Nuovi livelli di progettazione
Abolito il progetto definitivo: restano solo il progetto di fattibilità tecnico-economica e il progetto esecutivo, per snellire il processo e ridurre tempi di gara.
Appalto a corpo
Il prezzo è fisso e onnicomprensivo, con deroghe solo in caso di varianti motivate. Questo sistema semplifica la gestione ma richiede precisione nella fase di progettazione.
Subappalto e clausole sociali
Eliminati i limiti percentuali fissi: eventuali restrizioni sono decise caso per caso, nel rispetto della concorrenza. Rafforzato l’obbligo di inserire clausole sociali nei bandi, a tutela dei lavoratori coinvolti nei servizi continuativi.
Contenzioso e strumenti di tutela
Per ridurre i tempi e prevenire conflitti, il Codice rafforza strumenti come l’accordo bonario, il collegio consultivo tecnico (obbligatorio oltre i 10 milioni) e il rito super-accelerato, confermato rispetto alla versione 2016.
Nonostante la semplificazione normativa, non mancano criticità applicative. Molte stazioni appaltanti faticano ad adeguarsi ai nuovi standard digitali: la formazione tecnica resta cruciale.
Codice appalti pubblici: impatto, opportunità e criticità per imprese e PA
Il nuovo Codice Appalti 2023 punta a una gestione più snella, digitale e trasparente degli appalti pubblici.
- Per le pubbliche amministrazioni significa semplificazione delle procedure, maggiore autonomia negli affidamenti diretti e responsabilità crescenti nella gestione digitale delle gare;
- Per le imprese, invece, si aprono nuove opportunità di accesso al mercato, ma anche la necessità di aggiornare competenze e strumenti operativi.
Non mancano però le difficoltà: l’adozione delle piattaforme digitali richiede investimenti organizzativi, e molte stazioni appaltanti segnalano criticità nell’avvio delle nuove modalità operative.
Il bilancio è ancora interlocutorio: la riforma offre basi solide, ma la sua riuscita dipenderà dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di adattarsi al cambiamento e coglierne le potenzialità.
Se lavori nel settore degli appalti pubblici o in una stazione appaltante, è fondamentale restare aggiornato.
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