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Tasso disoccupazione e formazione: la situazione secondo i dati Istat

candidati in attesa in un'agenzia del lavoro
Miriam Caruso
4 Maggio 2020

Con l’emergenza Coronavirus in Italia, i dati ISTAT per quanto riguarda la l’occupazione hanno subito forti ripercussioni. La disoccupazione, l’inoccupazione e l’occupazione risultano colpiti in maniera diversa, in base al comportamento psicologico del popolo italiano alla situazione di emergenza attuale. Un aumento del tasso di disoccupazione, in maniera preoccupante, era stato già avvertito a fine 2019. Ma com’è messa oggi l’Italia che lavora? Quanto è preoccupante la disoccupazione giovanile e quali sono le possibili misure da adottare? Andiamo a scoprirlo in questo nuovo articolo di 360 Forma dedicato al mondo del lavoro.

Il tasso disoccupazione Italia nel 2019-2020

Come poc’anzi accennato, il tasso di disoccupazione in Italia risultava abbastanza preoccupante già da fine 2019, in cui la percentuale risultava del 9,3 %. Ad oggi, con i dati di febbraio/marzo 2020, notiamo una diminuzione sostanziale della disoccupazione, che è scesa all’8,4 %. Ma è davvero un dato positivo? Com’è possibile che la disoccupazione sia diminuita con la drastica perdita di lavori registrata durante l’inizio della quarantena? I dati, analizzati da Paolo Ciocca, senior economist del Servizio studi di Bnl, mostrano una situazione alquanto preoccupante. Secondo Ciocca, la diminuzione del tasso disoccupazione Italia è proporzionale all’aumento della sfiducia dei cittadini nel pensare al proprio futuro lavorativo. Se, infatti, i dati mostrano la diminuzione dell tasso di disoccupazione, dall’altro portano l’aumento significativo di cittadini inattivi: quella fetta di popolazione che non ha un lavoro e non ha intenzione di cercarlo. A marzo questo numero è aumentato di ben 300 mila unità, circa il +2,3 % in più rispetto ai dati di febbraio. Una situazione disastrosa mai vista prima, ha commentato Ciocca. A marzo gli occupati sono ridotti di 30 mila unità e quelli in cerca di un’occupazione sono scesi a 270 mila.

Esisterebbe un forte legame tra disoccupazione giovanile e formazione.

Grazie ai decreti emanati dal governo, molti professionisti sono riusciti a mantenere il proprio posto di lavoro. Ma ciò non basta per dare speranza alle nuove generazioni. La fascia d’età compresa tra i 18 e i 25 anni, soprattutto, dimostra di essere quella più attiva e speranzosa in questo periodo di crisi. La soluzione da adottare, per non farsi trovare impreparati quando tutto sarà tornato totalmente alla normalità, è puntare sui corsi di formazione e acquisire skill importanti da sfruttare nel prossimo futuro lavorativo. In molti, infatti, hanno sfruttato il periodo di quarantena per acquisire punteggi personale ATA o per le graduatorie per gli insegnanti e i 24 CFU. Piccoli passi che, percorsi con fiducia nelle proprie capacità, possono riaccendere la speranza e la voglia di ripartire, nonostante il periodo non proprio roseo in cui ci siamo ritrovati in questa prima parte del 2020.

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